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io non lo so

come si dice tutto quello che è successo stasera. Su contratto bollente non c'era scritto e comunque non finiva così, con un anello al dito invece che al collo. Quello che voglio dire è che anche se ho l'impressione di conoscerti a memoria, anche se sei prevedibile, anche se mi fai incazzare una volta su due, e l'altra pure, io vedi che comunque non lo so dove andremo a finire ah, non è che ti metti roba strana in testa, ora, perché tu mi sconvolgi continuamente e questa cosa io non la so controllare, non la voglio controllare, voglio lasciarmi smontare e bruciare le istruzioni, tutto di me deve urlare rotto, tranne che per lei. Lei che è mi-a e non so manco come. Lei che sembra uscita da un cazzo di cartone animato e che è lontana da me anni luce, che mi disegna con l'indelebile le faccine sulle mani ad un colloquio di lavoro, ilsuo, che canta sui cofani dei porter dandosi il ritmo con gli scarponi, stonata più di una campana e armata di carote. Io non ci posso pensare che ti guardo e non desidero altro che guardarti. Per carità, voglio pure sbttertlo dentro (sì, il xrvll cpaisce ugvle anche qusto) più o meno con la stessa frequenza con cui ti guardo ma non è questo il punto. Il punto è che non pensavo sarebbe successo quando ho risposto all'email seccato, quando ti ho proposto di incontrarci ignorando gli undici giorni di ritardo, e invece è successo, e lo farei risuccedere altre mille volte se finisce come ora, con te che mi fai suonare corde mai sentite, piccolo scompigliato panda. Pulce. Un po' meno stonate delle tue, fattelo dire.
Comunque sia, Qui a New York l'ultimo giorno dell'anno e domani in qualsiasi altro posto IO voglio stare con te, finché ci andrà, finché non ci stancheremo, finché non deciderai di riaggiustarmi ciao e arrivederci perché da solo non lo so fare. E comunque rotto mi piace, così siamo pari. Capisci a me.

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