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JOJO Jazzy Jester/ Il Contrabbasso. [Ascesa alla Montagna Sacra di Kobe]
(in tono moderatamente ascetico, finemente scorbutico, decisamente claudicante)
Non per gloria, non per fotografia.
Neppure per opprimere un sentimento.
La Montagna Sacra, si affronta per discreto disprezzo della pianura.
Con me una guida in carta straccia, un caldo infuso di barriere e, a contrastare, una sana claustrofobia per esse.
Théophile era presente, in quota, accampato con una tenda pieghevole Louis Quatorze e una moka da montagna in tinta con lo sguardo.
"Non salirai con quelle", gracchiò, puntando le scarpe come si indica un’infamia
"Le ho lucidate" risposi.
"Ancor peggio!"
La salita, austera e teatrale si aprì in nebbie simili a sipari dispari, il sentiero costellato di domande mai poste:
"Ti ricordi?", "Hai la chiave?", "Ti pesa il fiato?", "Hai portato un cambio d’argomenti?"A metà percorso, una capra dal portamento notarile mi offrì una brochure esistenziale:
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Più in alto, una pietra incisa recava l’avvertimento:
La vetta non premia. Concede
E sotto, in piccolo, a spezzare ingenui aspettative:
...precipitose cadute.
Ad attendermi, la Dea Kobe in versione alpina: mantello di brina e foulard di disapprovazione, appoggiata a una colonna con capitello ionico, fatta in poliuretano, che era molto più un ornamento da sentenza che un appoggio.
Guardò sprezzante il mio equilibrio precario travestito da compostezza.
«Hai i geloni per sentirti leggera?»
«Forse»
«Ti accontenti di poco. Ma almeno è coordinato al naso.»
Sorrise e mi offrì un passaggio oltre lo strapiombo.
Rifiutai con garbo. E scesi.
Scegliendo la via più lunga della salita, con più fiato di domande che di risposte, ma una falcata elegante.
Posted 7/1/2025, 11:00 AM