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3.

Ci sono giorni in cui sembra che tutto stia per crollare, anche se fuori non si muove niente.
Oggi è uno di quelli.

Sono uscita di casa senza dire dove andavo.
Solo io e la bici, come sempre.
Nel mio zaino c’è il diario, un pacchetto di gomme alla menta e una tua foto. Quella che mi piace.

Arrivo al cimitero e mi siedo per terra, appoggiata alla tua lapide.
Fa freddo, ma non mi importa.
Devo parlarti.

– Mamma… io non ce la faccio più. A scuola va tutto male.
Saltare le lezioni all’inizio sembrava una specie di ribellione. Adesso è solo una fuga.
Non capisco più niente. Non ho voglia di ascoltare nessuno, i prof mi guardano con quegli occhi da “sei una delusione”, e io li odio.
Mi sto giocando l’anno. Lo so. Ma non riesco nemmeno a preoccuparmene davvero.
Tutti mi parlano come se fossi sbagliata. Come se dovessi essere diversa.
Più brava. Più normale. Più tutto.
Ma io… io non so nemmeno chi sono.
Tu eri l’unica che mi capiva anche quando non dicevo niente.

……

– Mamma, come si fa ad andare avanti quando non hai più voglia?
Come si fa a non sentirsi sempre in difetto, sempre nel posto sbagliato?

Appoggio la testa contro il marmo e chiudo gli occhi.
Vorrei solo sentire la tua voce.
Anche un sussurro.
Anche solo per sapere che non sto impazzendo.

– Se mi stai ascoltando… dammi un segno. Qualcosa.